La Degustazione: Lo Chardonnay in Italia
10 Settembre 2009
Lo Chardonnay in Italia
(di Dimitri Domenichella)
Questo incontro ha inaugurato, dopo la pausa estiva, il ricco calendario delle serate di degustazione che il titolare dell’enoteca Paolo Negri ha voluto riproporre, dopo il successo degli anni passati, a tutti gli appassionati del mondo del vino, il tutto, ovviamente e ormai abitualmente, con la preziosa collaborazione del celebre enologo oltrepadano Mario Maffi.
La serata ha proposto all’attenzione dei partecipanti un vitigno rinomato e diffuso in tutto il Mondo come lo Chardonnay, ed in particolare attraverso l’analisi e la discussione dei risultati che esso ha saputo e sa offrire nel contesto italiano.
Mario Maffi ha introdotto l’argomento presentando alcune note storiche relative al vitigno, mettendo in evidenza come esso sia entrato nella tradizione viticola italiana verso la fine dell’800, offrendo i primi risultati apprezzabili, per quanto riguarda la coltivazione, in zone ben definite dell’Italia settentrionale come il Friuli, per poi diffondersi gradualmente nel resto dell’Italia del nord.
Ma è solo da pochi anni, più precisamente dal 1977, che nel mondo dell’enologia italiana questo vitigno viene chiamato Chardonnay. Fino a questa data fu scambiato erroneamente per un vitigno appartenente alla famiglia dei Pinot, Pinot Bianco in particolare, sebbene già Salvatore Mondini, nella sua opera Vitigni stranieri da vino coltivati in Italia (1903), desse puntuali spiegazioni al fine di separarlo da quella famiglia. Fin dall’inizio del ‘900 i viticoltori francesi della Borgogna si accordarono nel riconoscerlo come Chardonnay, mentre in Italia fu iscritto come tale al Catasto Nazionale delle Varietà solo nel 1978.
Vitigno “internazionale”, lo Chardonnay, coltivato oggi in tutto il Mondo, che ha comunque trovato la sua zona d’elezione in Francia: a nord della regione della Borgogna, nello Chablis, per quanto riguarda la produzione di vini fermi e di grande struttura; nella zona dello Champagne per quanto concerne la produzione di vini base per la spumantizzazione. In Italia viene coltivato soprattutto in alcune regioni settentrionali come il Trentino, l’Alto Adige, la Lombardia, il Friuli Venezia-Giulia e il Veneto, ma si sta sempre più diffondendo con ottimi risultati anche al centro e al sud, ad esempio in Sicilia.
Nella sua ricognizione storico-tecnica, Maffi ha poi messo in rilievo alcune delle caratteristice, dal punto di vista propriamente enologico, di questo vitigno, sottolinenado come questo sia un vitigno particolarmente “difficile”, esigente e delicato nella coltivazione, frequentemente esposto all’attacco di malattie della vite. Fu infatti lo Chardonnay che permise, alla fine degli anni ’70, in Italia, la diffusione della flavescenza dorata, malattia epidemica causata da fitoplasmi e diffusa da un insetto vettore come la cicalina americana (Scaphoideus Titanus), in seguito debellata attraverso l’obbligo di trattamenti nei vigneti.
Lo Chardonnay, generalmente, offre una produttività media, tra gli 80 e i 90 quintali per ettaro nelle zone fresche; tra i 50 e i 60 quintali per ettaro nelle zone calde. Ha una maturazione abbastanza precoce, mediamente nella prima metà di agosto, ma dipende molto dalle zone di coltivazione, dalle caratteristiche pedoclimatiche e dall’intenzione produttiva verso cui è orientata la coltivazione. In questa ottica, sempre relativamente alle zone produttive, è uno dei vitigni a bacca bianca che si presta maggiormente all’affinamento in legno, offrendo risultati in alcuni casi eccezionali, in particolare nella zona dello Chablis.
Al termine di questa interessante nota introduttiva sulle caratteristiche storiche e tecniche dello Chardonnay, sono state prese in esame 4 tipologie di vino derivate da questo vitigno, di aziende differenti. La degustazione ha previsto la contestuale compilazione di una scheda di piacevolezza relativa ai singoli campioni in modo da poter confrontare, attraverso una discussione finale, le diverse impressioni dei degustatori.
Di seguito vengono riportati i 4 vini degustati e le principali caratteristiche tipologiche dei singoli campioni:
Nome: Löwengang Chardonnay
Uve utilizzate: Chardonnay 100%
Annata: 2006
Titolo alcolometrico: 13,5% vol.
Prezzo indicativo in enoteca: 29,60 €
Azienda produttrice:
Alois Lageder Tòr Löwengang – Vicolo dei Conti, 9 – 39040 – Magrèt (BZ)
Note:
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Nome: Chardonnay Cuvée Bois
Uve utilizzate: Chardonnay 100%
Annata: 2006
Titolo alcolometrico: 13,5% vol.
Prezzo indicativo in enoteca: 32,80 €
Azienda produttrice:
Società Agricola Les Crêtes di Charrère & C. – S.S.Località Villetos, 50 – 11010 – Aymavilles (AO)
Tel: 0165902274 – Fax: 0165902758 – Sito internet: www.lescretes.it
Note:
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Nome: Torricella
Uve utilizzate: Chardonnay 100%
Annata: 2007
Titolo alcolometrico: 14% vol.
Prezzo indicativo in enoteca: 10,30 €
Azienda produttrice:
Barone Ricasoli S.p.a. – Cantine del Castello di Brolio – 53013 – Gaiole in Chianti (SI)
Tel: 05777301 Fax: 0577730225 – Sito internet: www.ricasoli.it
Note:
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Nome: Chardonnay
Uve utilizzate: Chardonnay 100%
Annata: 2007
Titolo alcolometrico: 14% vol.
Prezzo indicativo in enoteca: 19,30 €
Azienda produttrice:
Aziende Agricole Planeta – s.s.Contrada Dispensa – 92013 – Menfi (AG)
Tel: 092580009 – Fax: 092580072 – Sito internet: www.planeta.it
Note: