La Degustazione: Verticale di Barolo
24 Settembre 2009
Verticale di Barolo dell’Azienda La Spinetta
(di Dimitri Domenichella)
Con la consueta accuratezza organizzativa del titolare dell’enoteca Paolo Negri e l’esperienza in campo vitivinicolo dell’enologo Mario Maffi sono state portate all’attenzione dei numerosi partecipanti, addetti del settore e semplici appassionati del mondo del vino, alcune delle caratteristiche e delle peculiarità, storiche e tipologiche, che hanno contribuito a rendere questo vino il Re dei vini e il vino dei Re, e le particolarità dal punto di vista enologico del vitigno da cui è prodotto, ovvero il Nebbiolo.
Con questo obiettivo è stata proposta una degustazione “verticale” di Barolo di una delle più importanti, ancorché relativamente giovane, aziende produttrici di questo vino: l’Azienda La Spinetta di Castagnole Lanze. Ai partecipanti è stato presentato in degustazione il prodotto di punta dell’Azienda La Spinetta, il Barolo Campè, di quattro annate particolari, alcune delle quali oggi introvabili sul mercato, in modo da poter mettere in luce ed analizzare le caratteristiche organolettiche di questo Barolo e la loro evoluzione nelle diverse annate. Le annate prese in esame sono state: 2004, 2003, 2001, 2000.
Ogni campione è stato analizzato in modo specifico da Mario Maffi, il quale ha rilevato dal punto di vista visivo, olfattivo e gusto-olfattivo alcuni degli elementi che rendono il Barolo, ed in particolare questo Barolo Campè, un vino complesso, austero ed intrigante. Ai “degustatori” della serata sono state proposte la campilazione di una scheda di piacevolezza relativa ai singoli campioni, in modo da poter affrontare attraverso una discussione finale le diverse impressioni, ed un conclusivo abbinamento gastronomico dei quattro campioni di Barolo Campè con una selezione di cinque formaggi, al fine di verificarne l’armonia, o meno, dell’accostamento. I formaggi proposti sono stati: Asiago stagionato, Bitto 5 anni, Castelmagno, Castelmagno erborinato, Gorgonzola naturale.
La storia
La vocazione del Piemonte collinare a produrre grandi vini risale, storicamente, all’epoca dei Celti, che occuparono la regione nel IV Secolo a.C. incorporando le preesistenti tribù dei liguri. In età romana Plinio il Vecchio già descrisse il “Vigneto Piemonte” con caratteristiche qualitative e di notevole diffusione. La tradizione vuole che anche Giulio Cesare, rientrando in Italia dalla Gallia Transalpina, dopo le sue celebri imprese militari, si sia fermato a La Morra, dove avrebbe bevuto, compiacendosene, dell’ottimo vino.
La più antica citazione del vitigno nebbiolo è del 1295. Con un atto notarile un certo Tommaso Asinai lascia alla moglie vini puri così specificati: …duos de nebiolo et duos de nostrali. Ai primi del Trecento, il Nebbiolo fu apprezzato da Pier de’ Crescenzi nel suo Libro dell’Agricoltura, che può essere considerato come il primo trattato di ampelografia.
Dal Settecento, il vino Barolo è molto apprezzato alla tavola dei Duchi di Savoia e più tardi diverrà il “vino dei Re”, grazie in particolare al futuro Re d’Italia Carlo Alberto prima e Vittorio Emanuele II poi, entrambi grandi amanti di questo vino.
Il Barolo attuale nasce tra il 1830 e il 1850 grazie alle innovazioni nelle tecniche di vinificazione messe a disposizione dal progresso tecnologico ed enologico. Ideato come vino dolce, amabile, leggermente frizzante, fu trasformato per volontà del Marchese Falletti, che assunse l’enologo francese Louis Oudart il quale, applicando le tecniche d’oltralpe, per primo vinificò un Barolo secco. Lo stesso enologo prestò poi la sua opera per i Reali di Casa Savoia e per Camillo Benso Conte di Cavour nelle cantine del Castello di Grinzane. Il processo produttivo seguito da Oudart si diffuse ben presto su tutto il territorio. Esso aveva permesso, durante le fasi di vinificazione, la trasformazione di tutti gli zuccheri in alcool etilico, portando ad un immediato aumento del titolo alcolometrico, tradendo così la tradizionele funzione di piacevole vino dolce da dessert del Barolo, guadagnando però in struttura, serbevolezza e longevità.
Il vitigno
Le prime notizie su questo vitigno risalgono al 1300. Secondo alcuni il nome deriverebbe da “nebbia”, in quanto i suoi acini, velati dall’abbondante pruina, sembrano circondati da una fitta nebbia; mentre secondo altri sarebbe in relazione alla tardiva maturazione dell’uva, che obbliga spesso a vendemmiare nel periodo delle nebbie autunnali.
La diffusione di questo vitigno è stata nel corso degli anni molto limitata. La sua patria d’elezione è stata ed è oggi il Piemonte, ma buoni risultati, anche se di minore estensione geografica, sono osservabili in Valtellina (localmente denominato Chiavennasca) ed in Valle d’Aosta. In altre zone, sia italiane che straniere, offre alcuni risultati d’eccellenza, ma rimangono comunque episodi limitati e non confrontabili con l’esperienza piemontese.
Il Nebbiolo è un vitigno di non facile gestione, con una maturazione tardiva, in genere dalla metà alla fine di ottobre, con produttività buona ma un po’ incostante.
Le zone
Le zone di produzione del Barolo sono definite dal disciplinare di produzione che ha inserito questo vino tra le Denominazioni di Origine Controllata e Garantita (DOCG) nel 1980 [D.P.R. 01/07/1980 – G.U. 22/01/1981]. Può essere prodotto esclusivamente nella Provincia di Cuneo, negli interi territori comunali di Barolo, Castiglione Falletto, Serralunga d’Alba e in parte nei Comuni di Cherasco, Diano d’Alba, Grinzane Cavour, La Morra, Monforte d’Alba, Novello, Roddi e Verduno.
L’affinamento
Il disciplinare di produzione del Barolo prevede un periodo minimo di affinamento di 3 anni, di cui almeno due in botti di rovere o di castagno, dal 10 gennaio successivo alla vendemmia. Il periodo di affinamento per il Barolo Riserva prevede un periodo minimo di affinamento di almeno 5 anni.
La definizione di Barolo Chinato è consentita per i vini aromatizzati preparati utilizzando come base vino Barolo senza aggiunta di mosti o vini non aventi diritto a tale denominazione e con una aromatizzazione tale da consentire, secondo le norme di legge vigenti, il riferimento nella denominazione alla china.
Le annate del Barolo
La Spinetta
L’Azienda La Spinetta è stata fondata nel 1977 da Giuseppe e Lidia Ravetti a Castagnole Lanze in Provincia di Asti. Il nome La Spinetta indica la cima della collina, con riferimento alla collocazione della prima cantina dell’azienda in Castagnole Lanze.
Ma la storia della famiglia Rivetti ha origini ancora anteriori, nel 1890, quando Giovanni Rivetti, il nonno dei tre fratelli Carlo, Bruno e Giorgio, lasciò il Piemonte per emigrare in Argentina per seguire il sogno di arricchirsi, ritornare successivamente in patria e diventare un grande produttore di vino. Purtroppo non vi riuscì, ma a realizzare il suo sogno pensò il figlio Giuseppe, soprannominato Pin, il quale dopo aver sposato Lidia acquistò alcuni vigneti in Piemonte iniziando così a produrre vino. Nel 1977 la famiglia si stabilì presso La Spinetta a Castagnole Lanze, nella zona tipica del Moscato d’Asti. I Rivetti, convinti delle grandi potenzialità del Moscato, lanciarono la produzione del Moscato Bricco Quaglia e Biancospino. Ma la famiglia si era proposta fin da subito obiettivi più ambiziosi e nel 1985 iniziò a produrre il suo primo vino rosso, la Barbera Cà di Pian, seguito da latri grandi vini rossi negli anni successivi. Nel 1995 inizia a produrre il primo Barbaresco e nel 2000 avvia la produzione del nobile e austero Barolo, il Campè. Nel 2001 l’azienda varca i confini regionali e si espande oltre i confini del Piemonte con l’acquisto di 65 ettari di vigneti in Toscana, nella zona tra Pisa e Volterra. Qui vengono prodotti tre diverse tipologie di vini 100% Sangiovese, il vino toscano per eccellenza e ambasciatore autentico di quella terra.
Il 75 % della produzione de La Spinetta viene esportata all’estero, mentre il restante 25% è destinato al mercato nazionale. In particolare i vini esportati nel Mondo sono per il 45% destinati al mercato americano USA, il 30% nella zona centro europea, il 10% sul mercato asiatico, a seguire l’8% in Russia, il 5% in Scandinavia e il 2% nell’Europa dell’Est.
Il rinoceronte
L’animale raffigurato sulle etichette delle bottiglie dell’Azienda La Spinetta ha stimolato enormemente la curiosità di molti. In realtà non c’è nessun legame diretto tra il rinoceronte e La Spinetta. Ciò che sta dietro alla scelta di questo animale è senza dubbio la grande ammirazione che Giorgio Rivetti ha da sempre avuto nei confronti della celebre rappresentazione xilografica dell’artista tedesco Albrecht Dürer. La raffigurazione celebra l’arrivo di un rinoceronte in Portogallo, a Lisbona, nel 1515. Era la prima volta che si vedeva un animale simile in Europa. Fu portato in dono al Re del Portogallo da parte del Governatore dell’India Portoghese e si racconta che, in un combattimento tra il rinoceronte ed un elefante, quest’ultimo sia stato sopraffatto dal suo avversario. In breve tempo la descrizione del rinoceronte arrivò anche in Germania, molto probabilmente tramite schizzi, che Dürer utilizzò per la sua rappresentazione, realizzata senza aver mai visto l’animale dal vivo. La raffigurazione di Dürer fu così convincente che nei 300 anni successivi gli artisti europei, sebbene avessero già avuto modo di vedere un rinoceronte dal vivo, continuarono a raffigurare l’animale secondo il modello dell’artista tedesco, con vistosi ornamenti.
Informazioni sull’Azienda:
La Spinetta – Via Annunziata, 17 – 14054 – Castagnole Lanze (AT)
Tel: 0141877396 – Fax: 0141877566
Sito internet: www.laspinetta.com – Email: info@laspinetta.com
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Nome: Barolo Campè
Uve utilizzate: Nebbiolo 100%
Annata: 2004
Titolo alcolometrico: 14,5% vol.
Prezzo indicativo in enoteca: 117,00 €
Note:
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Nome: Barolo Campè
Uve utilizzate: Nebbiolo 100%
Annata: 2003
Titolo alcolometrico: 14,5% vol.
Prezzo indicativo in enoteca: 102,00 €
Note:
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Nome: Barolo Campè
Uve utilizzate: Nebbiolo 100%
Annata: 2001
Titolo alcolometrico: 14,5% vol.
Prezzo indicativo in enoteca: 152,00 €
Note:
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Nome: Barolo Campè
Uve utilizzate: Nebbiolo 100%
Annata: 2000
Titolo alcolometrico: 14,5% vol.
Prezzo indicativo in enoteca: 187,00 €
Note:
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Accostamento gastronomico proposto:
(caratteristiche principali: piccantezza, grassezza, struttura)
Vino in abbinamento: —
Bitto 5 anni
(caratteristiche principali: tendenza dolce, grassezza, struttura)
Vino in abbinamento:
Barolo Campè 2001 (rimane una nota amarognola finale)
Barolo Campè 2000 (prevale leggermente il vino sul piatto)
Castelmagno
(caratteristiche principali: grassezza, leggera nota acida, leggera piccantezza)
Vino in abbinamento:
Barolo Campè 2004
Castelmagno erborinato
(caratteristiche principali: piccantezza, grassezza, sapidità, struttura)
Vino in abbinamento:
Barolo Campè 2001
Gorgonzola naturale
(caratteristiche principali: piccantezza non eccessiva, grassezza, sapidità, tendenza dolce, struttura)
Vino in abbinamento:
Barolo Campè 2000
[nel complesso gli abbinamenti di questi vini con questi formaggi non sono risultati particolarmente armonici]
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Le foto della degustazione: